Binario 21 - Iris e Martina

La giornata della Memoria, Binario 21.

La memoria rende liberi.

Il 27 gennaio abbiamo ricordato le terribili persecuzioni attuate sotto il regime nazifascista durante la Seconda Guerra Mondiale. In particolare quest’anno siamo andati a visitare il Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, binario semisconosciuto e sotterraneo dal quale vennero fatti partire convogli adibiti alla deportazione di cittadini di etnia ebraica, membri di altre minoranze, partigiani e prigionieri politici. In questo luogo oggi sorge un memoriale la cui realizzazione ha lo scopo di mantenere vivo il ricordo di quanto successo e di ridare dignità a tutte le persone che hanno subito ingiustamente queste numerose atrocità.

Appena entrati ci siamo fermati davanti al “Muro dell’Indifferenza”, una moderna installazione che testimonia la grande indifferenza che mostrarono i cittadini italiani nei confronti delle persecuzioni razziali. Questo muro, fortemente voluto dalla senatrice Liliana Segre, ci impone di prendere posizione contro le ingiustizie della nostra società e di non rimanere impassibili davanti a quello che succede nella nostra quotidianità di cittadini. Subito dopo aver superato il muro, ci si ritrova davanti alla scritta “la memoria rende liberi”, frase che ricorda quella posta all’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz e che vuole  testimoniare una rinascita e un riscatto sociale partendo dal ricordo e dalla memoria.

Entrati nel vivo della mostra, il luogo più suggestivo è sicuramente il binario da cui partivano i treni carichi di prigionieri destinati ad essere portati nei campi di lavoro e di sterminio. Sul pavimento della banchina sono installate ventitré targhe, ognuna in ricordo di uno dei convogli partiti da Milano; alla fine del binario si legge il cartello “vietato trasporto persone”, i deportati non erano considerati esseri umani.

A testimonianza dei maltrattamenti, sul binario sono state inserite alcune delle carrozze utilizzate per il trasporto dei prigionieri. In questi vagoni, originariamente adibiti al trasporto del bestiame, venivano rinchiuse per tutto il tempo del viaggio dalle sessanta alle ottanta persone senza cibo e acqua.

Continuando il percorso, troviamo un pannello sul quale sono scritti i nomi di tutte le persone partite con i ventitré convogli ( 774 in totale ) e i nomi dei pochissimi sopravvissuti, ed è proprio grazie a loro che ci è possibile conoscere le atrocità che vennero commesse nei campi, e per questo all’interno del memoriale troviamo moltissimi video nei quali viene raccontata l’esperienza vissuta in prima persona da coloro che si sono salvati.  

Per completare la visita si passa attraverso un’esposizione di opere d’arte contemporanea che in modo silenzioso stimolano gli animi e ci spingono a riflettere su quanto accaduto. Infine la mostra si conclude passando in una stanza circolare illuminata attraverso un unico fascio di luce che proviene dall’alto, in questa sala il visitatore è spinto a riflettere su quanto ha appena visto, accompagnato dalla luce sempre viva della speranza.

                                                                                                                   Iris e Martina